Principali Interventi dell’Italia
La Convenzione su certe armi convenzionali (Certain Conventional Weapons – CCW), adottata nel 1980 ed entrata in vigore nel 1983, proibisce o limita l’utilizzo, secondo i principi del diritto internazionale umanitario, di alcune armi convenzionali considerate particolarmente dannose e/o suscettibili di provocare effetti indiscriminati sulla popolazione civile. Si compone di una Convenzione quadro contenente solo disposizioni generali e, al momento, cinque Protocolli che stabiliscono divieti o limitazioni sull’uso delle tipologie seguenti di armi:
– Armi intese a ferire con l’uso di frammenti non rilevabili nel corpo tramite raggi X (Protocollo I);
– Mine e trappole e altri dispositivi (Protocollo II);
– Armi incendiarie (Protocollo III);
– Laser accecanti (Protocollo IV);
– Residuati bellici esplosivi (Protocollo V).
Ad oggi la Convenzione annovera 126 Stati Parte (tra cui tutte le maggiori potenze militari) e 4 firmatari, mentre i singoli Protocolli contano da 96 a 119 ratifiche.
Una versione emendata del secondo Protocollo è stata adottata il 3 maggio 1996 ed è entrata in vigore il 3 dicembre 1998, col fine di limitare ulteriormente l’utilizzo delle mine. L’insoddisfazione rispetto a questo risultato da parte di molti Stati e della società civile, che miravano al raggiungimento di un bando totale delle mine antiuomo, dette impulso al processo diplomatico che culminò con l’adozione del Trattato di Ottawa nel 1997. Da notare la persistente vigenza del Protocollo II originale per il numero limitato di Stati che non ne hanno ratificato la versione emendata.
La caratteristica particolare della CCW, anche dovuta alla sua struttura, è costituita dalla sua flessibilità – l’adesione ai vari Protocolli varia tra gli Stati che hanno ratificato la Convenzione quadro – e al suo continuo adattamento rispetto ai cambiamenti politici e tecnologici nell’uso della forza. Il trattato originale si applicava solo a casi di conflitto armato internazionale, in cui le parti in guerra erano solo Stati. Alla luce della crescente diffusione di conflitti interni (p. es. guerre civili o etniche), nel 2001 gli Stati membri della CCW adottarono una modifica, entrata in vigore nel maggio 2004, che ha reso le sue disposizioni applicabili a casi di conflitto armato “non-internazionale” (Emendamento dell’articolo I della Convenzione).
Dal punto di vista dell’architettura istituzionale, la CCW riflette la sua particolare struttura per cui la partecipazione allo strumento quadro e ai vari Protocolli non necessariamente coincidono. Questo ha dato origine a una molteplicità di regimi legali che funzionano parallelamente. Tutti i membri della Convenzione partecipano alle annuali Riunioni degli Stati parte (e alle Conferenze di riesame quinquennali), il cui compito è quello di esaminare lo status di attuazione della CCW e dei suoi Protocolli, considerare il lavoro svolto dal Gruppo di Esperti Governativi (istituito nel 2001) e determinare il mandato del Gruppo, che può consistere nell’analisi di una tematica o sistema d’arma particolari, o nella negoziazione di un nuovo Protocollo.
Il secondo e quinto Protocollo hanno meccanismi istituzionali propri, che includono conferenze annuali e il secondo Protocollo prevede altresì la possibilità di creare organi sussidiari (p. es. gruppi di esperti); mentre nel caso del quinto, possono essere convocate riunioni di esperti incaricati di esaminare problemi specifici incontrati nell’attuazione del Protocollo.
Da qualche tempo la questione degli ordigni esplosivi improvvisati (Improvised Esplosive Devices – IEDs), il cui uso crescente, anche da parte di attori non-statuali, è motivo di forte preoccupazione da parte della comunità internazionale, è parte dell’agenda del Gruppo di Esperti del Protocollo II. Le discussioni hanno permesso un fruttuoso scambio di informazioni sugli incidenti provocati da IEDs, i loro effetti, le possibili misure di prevenzione, e la possibilità di usare o adattare il quadro normativo della CCW per ridurre la minaccia posta da questi ordigni. Nel corso degli anni il Gruppo ha sviluppato una raccolta di linee guida, “best practices” e raccomandazioni atte a contrastare il traffico o uso illecito di materiali che possono essere usati per la costruzione di IEDs, che è soggetta ad aggiornamenti regolari. Il Gruppo ha anche approvato un questionario volontario le cui informazioni sono tese a facilitare la cooperazione internazionale contro questa minaccia crescente.
Nel 2013, il Gruppo di Esperti della Convenzione è stato incaricato di discutere le questioni relative alle tecnologie emergenti nell’ambito dei sistemi d’arma letali autonomi (Lethal Autonomous Weapons Systems – LAWS), cosiddetti “Killer Robots”. Nel 2019, il Gruppo ha approvato undici Principi Guida da usare come base per le sue raccomandazioni finalizzate a chiarire, considerare e sviluppare gli aspetti del quadro normativo e operativo sulle tecnologie emergenti nell’ambito delle LAWS. Il mandato del GGE – LAWS è stato rinnovato in occasione dell’assemblea delle Alte parti contraenti della CCW del 15-17 novembre 2023. Il Gruppo sarà poi invitato a presentare le conclusioni in occasione della prossima Conferenza di Riesame nel 2026.
Uno dei più recenti sviluppi positivi su temi affini a quelli trattati in ambito CCW è stata l’adozione nel novembre 2022 della Dichiarazione politica internazionale sulla protezione dei civili dalle conseguenze umanitarie derivanti dall’uso di armi esplosive in aree popolate (Explosive Weapons in Populated Areas, EWIPA) in occasione di una Conferenza internazionale di alto livello tenutasi a Dublino. La Dichiarazione Politica, frutto di un lungo e complesso negoziato apertosi a Ginevra nel 2019, si prefigge infatti l’ambizioso obiettivo di prevenire, o più realisticamente quanto meno di limitare al massimo, l’impiego di armi esplosive in aree popolate, con le inevitabili gravi conseguenze umanitarie che esso comporta. La Dichiarazione contiene anche una parte operativa, con la prospettiva di periodici momenti di verifica quanto alla effettiva applicazione degli impegni assunti a Dublino dagli Stati firmatari.
La Partecipazione italiana alla CCW
Per l’Italia, che ha ratificato tutti i cinque Protocolli e gli emendamenti successivi (Art. 1 e Protocollo II) della Convenzione, la CCW costituisce un foro unico in cui la riunione di competenze molteplici – diplomatiche, giuridiche, militari – unita al contributo di società civile e istituzioni specializzate, permette di affrontare tematiche nuove o emergenti legate all’uso della forza e alla promozione e sviluppo del diritto internazionale umanitario. In questa ottica, l’Italia sostiene il processo di universalizzazione della Convenzione e dei suoi Protocolli annessi, nonché la loro attuazione dagli Stati parte.
Essa si impegna anche concretamente attraverso numerosi programmi di assistenza internazionale incentrati in particolare nella rimozione di mine e altri ordigni inesplosi, tra cui munizioni a grappolo, nella distruzione di stock esistenti e nel sostegno alle vittime.
L’Italia incoraggia sforzi continuati o rinnovati, da parte della Convenzione, su alcune tecnologie che considera di particolare rilievo, tra cui mine diverse da quelle antipersona (Mines Other Than Anti-Personnel Mines – MOTAPM) e ordigni esplosivi improvvisati.
Principali interventi dell’Italia
Riunione del Gruppo di Esperti Governativi sui sistemi d’arma letali autonomi, 04-08 marzo 2024:
Amb. Leonardo Bencini:
Documenti e risorse utili
International Committee of the Red Cross: War and Law
Arms Control Association: “The Convention on Certain Conventional Weapons at a Glance”